A DINNER WITH
JJ MARTIN
at Giacomo Bistrot

LaDoubleJ è una finestra aperta sulla visione creativa di JJ Martin, la sua fondatrice, fatta di pattern vivaci e colori accesi, come il rosa del risotto alla barbabietola che ha ordinato per pranzo. Durante il nostro incontro, ci ha parlato della sua professione e del forte legame con la spiritualità, oltre a raccontarci diversi aneddoti e ricordi legati alla sua esperienza da Giacomo Milano.

Ci parli della tua passione per il vintage? Quando è iniziata e come è cambiata nel tempo?
Ho scoperto per la prima volta il mondo del vintage quando vivevo a New York, alla fine degli anni Novanta, e andavo al Chelsea Flea Market tutti i weekend. All’inizio compravo qualsiasi cosa catturasse la mia attenzione e poi, quando mi sono trasferita a Milano, ho preso la cosa più seriamente. È curioso, perché l’Italia non aveva una cultura del vintage particolarmente avanzata, però c’era una scena underground. Ho affinato i miei gusti, iniziato a riconoscere sia la qualità che la rarità di alcuni pezzi, di certi designer, e poi ho iniziato a collezionare. Tutto questo è diventato la base della mia azienda, LaDoubleJ.

Che cosa cerchi solitamente in un capo o un pezzo di design?
Sono sempre il colore, un pattern o un decoro particolare ad attrarmi per primi. Mi piacciono capi molto audaci. Non credo nel vintage basic.

LaDoubleJ è una vera e proprio finestra aperta sul tuo modo di vedere e approcciarti al mondo. Quando è nato e come si è sviluppato il progetto?
LaDoubleJ è nata nel 2015, dal mio desiderio di vedere abiti vintage. Al tempo, i capi vintage venivano mostrati su dei manichini, sembravano tristi e impolverati… non c’era glamour, né sofisticazione. Per questo volevo farlo, volevo mostrarli come non era mai stato fatto prima online. Il progetto ha riscosso un certo successo fin da subito. Era gioioso, giocoso, divertente… davvero inaspettato.
Un anno dopo ho realizzato quanto fosse difficile recuperare pezzi vintage. In quel momento decisi di realizzare un abito con una stampa che avevo trovato nell’archivio di Mantero Silk, che è diventato nostro partner. Abbiamo iniziato con un vestito, poi abbiamo fatto una camicia, una gonna, un secondo vestito… e nel giro di due o tre anni è fiorita un’intera collezione. Ora abbiamo un’impero di abbigliamento e accessori per la casa che non sono vintage, ma hanno quella sensibilità. C’è ancora una forte attenzione per il colore e i pattern, e spesso siamo noi a disegnare le nostre stampe.

Che tipo di esperienza vuoi trasmettere alle persone che fanno visita nella tua boutique?
È un negozio unico nel suo genere, soprattutto da quando ho iniziato a includere al suo interno la mia pratica spirituale. Ci sono questi mobili vintage, le vetrine sono state decorate con allestimenti a tema, come le creature stellari o gli animali guida… al piano di sotto abbiamo creato una Grotta Sacra, dedicata alla madre divina, piena di dee, dove si tengono sessioni di consapevolezza e canalizzazione, meditazioni e lezioni di yoga tutti i giovedì. Non sembra uno spazio come gli altri e non lavora come gli altri. Non trasmette le stesse sensazioni. È molto amichevole, molto aperto. Tutti sono i benvenuti: bambini, neonati, cani, anziani, giovani… penso sia questo a renderlo diverso.

Come descriveresti la donna LaDoubleJ?
È una donna che vuole incarnare gioia. Credo che si percepisca dai nostri abiti e che sia l’obiettivo dell’azienda, quello di avvolgere il mondo con un senso di felicità. Qualunque donna voglia potenziare e alzare le sue vibrazioni, qualunque donna voglia abbracciare la leggerezza con uno spirito giocoso, diventa poi nostra cliente.

Come ti sei avvicinata alla spiritualità e in che modo sei riuscita a implementare questo aspetto nel tuo stile di vita e nel tuo lavoro?
Ho fatto yoga per 25 anni, ma la mia pratica spirituale vera e propria è iniziata 10 anni fa, quando ho incontrato la mia prima guaritrice energetica e ho iniziato a lavorare con lei. Durante il lockdown ho cominciato a condividere questo percorso su Instagram, sia sul mio profilo che su quello di LaDoubleJ, perché mi ero resa conto che tante donne avevano bisogno di aiuto in quel momento. Quando ho iniziato a parlare di questi principi, tematiche e tecniche, ho scoperto che le stesse donne che acquistavano i nostri capi erano interessate anche ad espandere la loro consapevolezza e imparare nuovi metodi di crescita personale. Le attività che facciamo nella Grotta Sacra sono gratuite, quindi il lato spirituale dell’azienda è anche quello filantropico. È legato al concetto di alzare la propria vibrazione. Lo si può fare mangiando bene, meditando, facendo yoga, o con gli abiti che indossiamo. I colori hanno una frequenza, quindi anche quello che ci mettiamo può alzare le nostre vibrazioni.

Il colore occupa un ruolo privilegiato nella tua visione creativa. È sempre stato così? Cosa ti lega in modo così profondo a questo elemento?
Fin da bambina, sono sempre stata attratta dal colore e dai pattern. Non ho mai saputo perché, era semplicemente un’affinità naturale. Quando ho cominciato a lavorare con la guaritrice energetica e a capire quali fossero i principi, ho capito che il colore stesso ha una frequenza e un’energia. Quando inizi a studiare il sistema dei chakra, che rappresenta il nostro corpo energetico, scopri che ogni chakra è associato a un colore, quindi diversi colori influenzano diversi aspetti di te stessa. Questo è molto interessante.
Amo tutti i colori, ma ci sono alcune combinazioni che mi attraggono in modo particolare, senza alcuna logica. È una questione puramente semantica, una risposta intuitiva del mio corpo, che sa cosa funziona e cosa no.

Sei originaria di Los Angeles, ma vivi a Milano ormai da diverso tempo. Che tipo di relazione hai con la città? C’è qualcosa in particolare che ti manca della California?
Dopo il trasferimento, quando mi sono potuta finalmente rilassare, capire i ritmi e il sistema di qui, mi sono innamorata di Milano. Mi dà moltissimo da un punto di vista personale, mi permette di cambiare modo di pensare, diventando molto più presente e lenta. Allo stesso tempo, quello che amo della California è che la maggior parte delle mie conoscenze in fatto di salute e benessere sono nate e si sono sviluppate lì. Molti dei miei insegnanti spirituali e amici vivono lì, quindi mi sento più nutrita da Los Angeles a livello spirituale.

Ricordi la prima volta che sei stata al nostro ristorante? Si trattava di un’occasione speciale?
La prima volta che sono venuta da Giacomo era il 2002, durante la Fashion Week. All’epoca facevo la giornalista e non dimenticherò mai che Tom Ford stava cenando proprio là, con un gruppo di modelle e gente alla moda, e io pensai “Questo posto è incredibile!”.

Cosa ti ha colpita di più del locale?
È così elegante. Amo i soffitti alti, la bellissima palette di colori pastello… e il cibo è squisito. Sembra formale, ma trasmette un senso di comfort e calore. In questo ambiente sperimenti il meglio dell’Italia. Davvero.

C’è un aneddoto in particolare, legato alla tua esperienza da Giacomo, che ti piacerebbe condividere?
Quando aprì Giacomo Bistrot, nonostante non ci fosse un’area dedicata all’aperitivo, ero solita incontrarmi con degli amici alle sette di sera e prendere qualcosa da bere al bar. Avevamo creato una sorta di aperitivo pop-up, era super chic, e abbiamo iniziato a diventare amici delle persone lì.
Ricordo anche che, per due anni di seguito, Giacomo Bistrot aveva cucinato i tacchini per la mia festa del Ringraziamento. È proprio da Giacomo! Li avevo portati al ristorante, loro li avevano arrostiti e poi ero tornata a prenderli per riportarli a casa, perché non c’era abbastanza spazio nel mio forno. Non è una cosa carina?

Quale piatto hai ordinato oggi?
Ho ordinato un risotto alla barbabietola, guarnito con fonduta di gorgonzola e noci pecan. Non lo sapevo ma, quando è arrivato il piatto, ho realizzato che era rosa! Siamo decisamente sulla stessa frequenza di colore.

Ci piace pensare a Giacomo, e a via Sottocorno in generale, come un meraviglioso salotto culinario a cielo aperto, dove le persone si incontrano e fanno amicizia. Ti è mai capitato qualcosa del genere mentre cenavi al ristorante? Che tipo di incontri hai vissuto?
Ho mangiato da Giacomo qualcosa come cinquecento volte. Lavorando nel mondo della moda, probabilmente venivamo qui tre volte durante ogni Fashion Week. Una volta ho fatto un pranzo meraviglioso con Laura Sartori Rimini e, a un certo punto, il signor Giacomo è entrato, si è seduto e ha mangiato insieme a noi. È un posto davvero amichevole e non ci sono molti ristoranti a Milano così accoglienti.

Cosa ti piace di Giacomo che ti fa tornare qui ogni volta che ne hai l’occasione?
È coerente, offre un’esperienza sia visiva che culinaria di alta qualità, senza essere troppo formale.

Come descriveresti in tre parole la tua esperienza nel nostro locale?
Accogliente, delizioso, perfetto.

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