Qual è la parte più interessante del tuo lavoro come direttore creativo di Esquire?
La parte più interessante è spiegare ai nostri lettori cosa sia il vero lusso, rendendolo un aspetto rilevante per loro. Significa parlare di moda, eleganza, esperienze, tutto quanto, in modo tale che possa migliorare le loro vite.
I concetti di eleganza e savoir-faire sono stati ampiamente rivisitati nel corso degli ultimi secoli. Oggi viene lasciato decisamente più spazio all’interpretazione. Cosa ne pensi?
Credo che la vera eleganza sia legata a un senso di autenticità, non ha bisogno di essere forzata. E il savoir-faire è significativo solo se accompagnato dalla fiducia in se stessi, senza venire gridato.
Lavorare nel settore editoriale può essere frenetico e, a volte, è difficile staccare completamente da progetti e consegne. Come riesci a trovare un equilibrio tra tempo del lavoro e tempo libero? Cosa fai per prenderti una pausa e rilassarti?
I confini sono sempre più sottili. Anni fa, se facevi lo scrittore, potevi lavorare esclusivamente alla scrivania con un computer, prima ancora con una macchina da scrivere. Di conseguenza, quando non eri lì stavi facendo altro. Attività fisica. Penso che essere costantemente connessi attraverso i telefoni tolga tempo al momento della riflessione. Per contrastare questo effetto, mi sono dato la regola di non lavorare mentre sono in aereo e in treno. Guardo un film, leggo o dormo, qualsiasi cosa purché non si tratti di lavoro. Il tempo del viaggio è il tempo per me stesso. Per pensare e, ovviamente, sviluppare delle idee. Che è la parte divertente.
Viaggi spesso in tutto il mondo per partecipare a sfilate di moda ed eventi esclusivi, lavorare a editoriali e servizi fotografici. Quanto spesso vieni a Milano?
Dipende, credo sei volte all’anno. L’ultima volta che sono stato a Milano ho incontrato un amico e, scherzando, mi ha detto “Sei qui così spesso che ti converrebbe prenderti un appartamento”. Credo che mi piacerebbe molto.
Come descriveresti la tua relazione con la città?
Amo Milano, da sempre, ma credo che la parte più importante per me siano le relazioni con le persone che vivono qui. Intendo designer, PR, scrittori. Gran parte di quello che so in fatto di stile l’ho imparato da loro. E mi piace molto lo stile di vita – anche se, sicuramente, i milanesi avranno qualcosa di cui lamentarsi. C’è un’atmosfera cittadina, ma anche sofisticata. Mi sembra che ci sia il giusto equilibrio tra lavoro, amici e famiglia.
Come si svolge una tua giornata tipo quando sei qui, oltre a venire al nostro ristorante per un buon pasto, meritato e rassicurante?
In periodo di sfilate le giornate sono folli: corse continue attraverso la città, giorno e notte. Di solito controllo prima Google Maps e cerco di organizzare gli appuntamenti in base a quanto tempo ci vuole per spostarmi da una location all’altra. Spesso abbiamo a disposizione a malapena dieci minuti per ogni presentazione, altrimenti rischiamo di perderci qualcos’altro. Ma il momento più bello che ho vissuto qui è stato durante la Settimana della Moda Donna, quando ho viaggiato sul retro dello scooter del mio collega di Milano. Potevamo andare via da uno show prima di tutti gli altri e arrivare per primi a quello successivo. È anche rinfrescante, quando fa caldo. Se vivessi a Milano, prenderei sicuramente una Vespa!
La convivialità ricopre un ruolo fondamentale nella tradizione culinaria italiana. Sopratutto da Giacomo Milano, una delle nostre priorità è trasmettere questo senso di calore ai nostri ospiti, sia attraverso il servizio che gli ambienti. Secondo te, cosa non può mai mancare per far sentire le persone le benvenute e coccolate?
L’atmosfera. Una bella atmosfera è molto più importante di essere alla moda. E, ovviamente, il buon cibo. Puoi andare in un piccolo ristorante nel bel mezzo del nulla, ma se ci sono queste due cose, c’è tutto quello di cui hai bisogno.